Copertina del numero del luglio 1874 illustrato da Aubrey Beardsley del trimestrale The Yellow book

La storia delle copertine dei libri

Inizialmente, i libri non presentavano nessuna copertina. Venivano acquistati in fascicoli già ripiegati e composti. Il compratore, però, poteva provvedere alla rilegatura. La scelta dipendeva dalle proprie disponibilità economiche, dal gusto personale e dalle altre rilegature presenti nella propria libreria. Da notare che l’editoria e la legatoria erano due attività ben distinte. Le copertine più economiche erano in pergamena, talvolta incollata su del cartone, mentre le più costose erano realizzate in pelle. In ogni caso, su queste primordiali copertine non vi erano indicazioni su titolo e sull’autore in facciata o in costa. Questo è dato dal fatto che chi li possedeva era in grado di riconoscerli rapidamente all’interno della propria collezione.

L’invenzione delle copertine è il frutto dell’editoria industriale. Nel momento in cui i libri iniziano ad essere letti da un pubblico maggiore si arriva anche allo sviluppo delle stampe. Da qui, ovviamente, l’esigenza di una differenziazione nel mercato dei libri.

Nessuno inventò le copertine. Fu un processo graduale, fatto di piccoli miglioramenti e soluzioni provvisorie che si stabilizzarono lentamente, nel corso di un secolo“, dice Ambrogio Borsani, forse il maggiore esperto italiano della storia dei libri e autore di alcuni saggi fondamentali sulla storia delle copertine.

L’epoca moderna

Nel XVIII secolo nelle grandi città si formò un pubblico di lettori vasto. La maggior richiesta di libri portò ad uno sviluppo dell’intero settore. Le tecniche di stampa migliorarono, le tirature salirono e nacquero le prime librerie dove i libri erano a vista.

Vennero introdotte le librerie, in cui si potevano sfogliare i libri prima di acquistarli. Questo continuo maneggiamento porta all’esigenza di trovare una soluzione per proteggere i libri. Inizialmente la soluzione prevedeva di avvolgere ogni volume in brossure di carta e cartoncini leggeri di colore pastello. È proprio da questa particolare tecnica di imballaggio che la casa editrice Adelphi trae i pallidi colori per le proprie copertine.

Successivamente, si passò alle custodie aperte in cartoncino su uno o due lati. Questa soluzione risultava però costosa e poco pratica, in particolar modo per gli esili libri popolari, che spesso includevano romanzi d’appendice. Si pensò di ovviare il problema impacchettando i libri e sigillando l’involucro con la ceralacca. In questo modo, però, una volta aperto, l’imballaggio del libro veniva buttato e per questo motivo sono rimasti in circolazione pochissimi esemplari.

La carta per libri più antica è quella di un almanacco inglese intitolato “Friendship’s Offering” pubblicato nel 1829, che è stata scoperta nel 2009 nella Bodleian Library di Oxford.

Intorno alla metà dell’Ottocento venne introdotto, con funzione protettiva, il cartoncino rivestito e la sovracopertina.
Nonostante ciò, la funzione pubblica e pubblicitaria di queste copertine non era ancora sfruttata. Non era infatti condivisa l’idea che un’immagine potesse attirare l’attenzione del pubblico comunicando allo stesso tempo il contenuto del libro. La funzione protettiva delle copertine in cartoncino rivestito, della carta da libri e delle sovracopertine era già chiara. Non si può dire altrettanto della funzione pubblica e pubblicitaria. Il fatto che attraverso l’immagine si potesse attrarre l’attenzione del pubblico e catturare quella dei propri potenziali lettori non era ancora un’idea condivisa.  In una lettera del 1876 al suo editore Lewis Carroll si raccomanda, ad esempio, di stampare il titolo del suo libro “The Hunting of the Snark anche sulla costa in modo da mantenere il libro “più pulito e vendibile” e da renderlo riconoscibile anche sugli scaffali.

Copertina di The Hunting of the Snark, 1876
Copertina di The Hunting of the Snark, 1876

La svolta

Nella seconda metà dell’Ottocento gli editori si resero conto che l’involucro che custodiva e proteggeva il testo, poteva essere utilizzato per presentare e descrivere il contenuto.

La prima copertine moderna è considerata quella di “The Yellow Book”. “The Yellow Book” era un trimestrale inglese uscito nel 1894, che coinvolse artisti famosi come Aubrey Beardsley. Beardsley, artista dall’inconfondibile stile, due anni più tardi avrebbe illustrato la “Salomè” di Oscar Wilde.

Copertina del numero del luglio 1874 illustrato da Aubrey Beardsley del trimestrale The Yellow book
Copertina del numero del luglio 1874 illustrato da Aubrey Beardsley del trimestrale The Yellow book

Il primo timido esempio italiano di copertina risale al 1870. Il libro è “Storia di una capinera”di Giovanni Verga.  La copertina azzurra presenta una cornice, una piccola incisione centrale di una capinera su un albero, oltre al titolo, autore ed editore.

Copertina di "Storia di una capinera" di Giovanni Verga, 1870
Copertina di “Storia di una capinera” di Giovanni Verga, 1870

 

 

Fonti

Fonte testo e immagini: http://www.ilpost.it/2017/02/06/storia-delle-copertine/